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Italia Contro l’Aumento delle Tasse Energetiche in UE: Giorgetti Pronto alla Sfida

Italia Contro l’Aumento delle Tasse Energetiche in UE: Giorgetti Pronto alla Sfida
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L’Italia si prepara allo scontro sulla revisione delle imposte energetiche, con il ministro Giorgetti deciso a proteggere l’industria nazionale.

L’Unione Europea è al centro di un acceso dibattito sulla riallocazione delle tasse energetiche, e l’Italia si prepara a giocare un ruolo chiave. Il prossimo incontro dell’Ecofin vedrà i ministri dell’economia discutere un potenziale aumento delle accise su gas, carbone e petrolio. "È un provvedimento nato in un altro mondo", ha sentenziato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lasciando trapelare una chiara intenzione di opporvisi, definendo il possibile rincaro come "un suicidio assistito" per l’industria italiana. Con quasi due terzi del gas consumato nel 2024 impiegati dall’industria manifatturiera, l’Italia non può permettersi di ignorare le ripercussioni di una tale politica.

Giorgetti: Una Direttiva Superata dai Tempi

La direttiva sulla tassazione energetica, parte del piano "Pronti per il 55%", è concepita per riallineare le accise agli obiettivi ambientali. Tuttavia, Giorgetti sottolinea come sia stata elaborata in un contesto profondamente diverso, prima degli sviluppi geopolitici e delle crisi che hanno colpito il settore energetico. Dopo l’invasione russa in Ucraina e la chiusura dei gasdotti, il mercato è mutato radicalmente. Con un prezzo del gas raddoppiato rispetto ai valori prebellici, molte imprese e famiglie potrebbero subire un colpo insostenibile. Potrebbe mai l’Europa permettersi di sacrificare competitività imprenditoriale e stabilità economica a favore di un inasprimento fiscale temporaneamente giustificato?

Impatto Economico della Nuova Tassazione

Secondo stime recenti, l’adozione della nuova direttiva potrebbe spostare costi per 25 miliardi di euro tra imprese e cittadini italiani, comprendendo anche i rincari derivanti dalla fine degli incentivi per le aziende energivore. In cima a questi costi, le aziende italiane devono già navigare le complessità dell’Emission Trading System e del nuovo meccanismo di adeguamento delle emissioni alla frontiera. Giorgetti ha fermamente dichiarato che il gas è cruciale per garantire la "sopravvivenza" del sistema produttivo italiano. In questa foresta di incertezze fiscali, Confindustria suona un allarme insistente: "Il vero pericolo per l’industria europea deriva dalla Cina", un gigante che continua a investire massivamente in combustibili fossili per mantenere la sua competitività.

Divisioni in Europa e la Scommessa Italiana

L’Unione Europea è divisa. Alcuni stati membri, tra cui Germania e Svezia, appoggiano l’idea di mantenere esenzioni fiscali sui combustibili fossili fino al 2035. Tuttavia, il fronte italiano, insieme a Francia e Spagna, non è convinto. Questa decisione potrebbe culminare in una perdita collettiva di ricavi fiscali pari a 46,8 miliardi di euro. Giorgetti è categorico: "L’Europa non può rimanere un mercato aperto e vulnerabile di fronte ad asimmetrie fiscali e pratiche di dumping". La discussione prevista per il 13 novembre sarà determinante per verificare se le posizioni italiane riusciranno a spingere verso un nuovo compromesso, che renda la transizione energetica non solo un traguardo ambientale ma anche un’opportunità equa per sostenere la competitività industriale e la coesione economica in tutto il continente.

Fonte: www.rinnovabili.it